Ciao ragazze/i quasi un mese fa vi avevo proposto un post riguardante la storia della moda, ed eccomi qui al secondo appuntamento.
Come scritto nel titolo oggi tratterò dei primi tentativi da parte degli italiani di creare una nostra vera e propria moda. I primissimi tentativi (anche se il riconoscimento di un'autentica moda italiana, svincolata dall'influenza francese, risale al Novecento) risalgono al Risorgimento e soprattutto quando nel 1848, il giornalista Luigi Cicconi sulle pagine del "Mondo Illustrato" di Torino suggerì un patriottico vestito all'italiana, questa iniziativa però era mossa da motivi sia politici che economici.
Questo primo tentativo non ebbe alcun seguito e la questione di una moda italiana in seguito venne riproposta più volte. Ad esempio il 26 aprile 1872, all'indomani di Roma Capitale, venne costituita la Società italiana per l'emancipazione delle mode.
Il dibattito sulla necessità della creazione di una moda italiana venne ripreso poi agli inizi del Novecento, durante le celebri esposizioni di Milano e di Torino. All'esposizione Internazionale di Milano la sarta lombarda Rosa Genoni si fece promotrice di una moda italiana svincolata dall'influenza d'Oltralpe, presentando una collezione di abiti ispirata alle opere di noti artisti del Rinascimento italiano.
Per le sue creazioni la Genoni utilizzò esclusivamente tessuti italiani e tra i suoi abiti troviamo quello ispirato alla Primavera del Botticelli, realizzato in raso di seta rosa pallido, con sopravveste in tulle color avorio, impreziosita da ricami a motivo floreale in perline, paillettes e cordoncini dorati grazie al quale riuscì ad ottenere il Gran Premio per la sezione Arte Decorativa da parte della giuria Internazionale.
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Rosa Genoni, abito da ballo "La Primavera", 1906 |
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Rosa Genoni, manto di corte ispirato a un disegno di Pisanello, 1906 |
Purtroppo però, come i suoi precedenti, Rosa Genoni non ebbe una gran risonanza, infatti le più grandi case di moda italiane continuarono ancora a seguire i dettami della moda francese, sia acquistando direttamente i diritti di riproduzione dei modelli dalle maison francesi, sia copiandoli dalle riviste.
Addirittura i più importanti editori di periodici femminili disponevano di agenzie di corrispondenza francesi che li rifornivano di ogni novità nel campo della moda. Tra questi editori comparivano Garbini, Sonzogno e Treves.
E' il caso ad esempio del periodico "Margherita. Giornale delle Signore Italiane", edito dai fratelli Treves e fondato nel 1878 all'indomani dell'incoronazione della regina Margherita e battezzato in suo onore.
Inizialmente questo giornale era rivolto solo ad un pubblico benestante dell'alta borghesia per il costo elevato, successivamente però Treves pubblicò "L'eco della moda", una rivista più economica che tutti (o quasi) potevano permettersi.
Nonostante in questi periodici troviamo la presenza di figurini italiani il messaggio rimase pur sempre francese ed anche il lessico quindi era quello della moda francese che ancora oggi utilizziamo, basti pensare a parole come ruche, volant, plissé, décolletté, o tailleur.
A proposito del tailleur, a partire della fine dell'Ottocento conobbe una notevole notorietà e fu così battezzato perché esigeva per la sua confezione il sarto maschile, "tailleur" in francese, in contrapposizione a quello femminile, il "couturier".
fonti: "Moda dalla nascita della haute couture ad oggi" - Sofia Gnoli
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